L'istituto

 


Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (I.S.P.R.A.)

Centro Nazionale per la caratterizzazione ambientale e la protezione della fascia costiera, la climatologia marina e l'oceanografia operativa

Area Maree e Lagune      

                                                                                                        Contatti


RIFERIMENTI NORMATIVI

CENNI STORICI

LE CARTOGRAFIE LAGUNARI

L’EVENTO ALLUVIONALE DEL 4 NOVEMBRE 1966

L’ATTIVITA’ MAREOGRAFICA DOPO IL 4 NOVEMBRE 1966

L’ATTIVITA’ MAREOGRAFICA PER LE LAGUNE E I LITORALI NORD ADRIATICI NEL SISTEMA DEI SERVIZI TECNICI NAZIONALI E POI NELL’APAT

LE ATTIVITA’ DELL'UFFICIO ISPRA DI VENEZIA

CONTATTI




RIFERIMENTI NORMATIVI

ISPRA, attraverso l'Area Maree e Lagune (Servizio Laguna di Venezia fino al 2016), assicura la continuità della raccolta delle osservazioni meteo-mareografiche e il regolare esercizio della Rete Mareografica della Laguna di Venezia e dell’Arco Costiero Nord Adriatico (RMLV). Tali compiti derivano da disposizioni normative nazionali che risalgono ai primi anni del secolo scorso come ad esempio la legge 5 maggio 1907 n° 257 istitutiva del Magistrato alle Acque, e del suo Ufficio Idrografico (art. 13), come organo decentrato del Ministero dei Lavori Pubblici (oggi Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti).
Tali attribuzioni sono rimaste sostanzialmente invariate per quasi ottant’anni fino all’entrata in vigore della legge 183/89 sulla difesa del suolo che ha trasferito il Servizio Idrografico e il Servizio Mareografico dal Ministero dei Lavori Pubblici al sistema dei Servizi Tecnici Nazionali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Al sistema dei Servizi Tecnici Nazionali la legge sulla difesa del suolo aveva attribuito il compito di svolgere la cosiddetta attività conoscitiva (art. 3) e quindi i compiti già svolti dall’Ufficio Idrografico del Magistrato alle Acque erano stati riorganizzati in seno a questo sistema.
Dopo circa un decennio, a seguito dell’entrata in vigore del Dlgs 112/98, gli Uffici Compartimentali del Servizio Idrografico vennero trasferiti alle Regioni, con eccezione delle attività riguardanti la tutela della Laguna di Venezia che, essendo compiti di preminente interesse nazionale, rimasero in capo allo Stato.
Con Dlgs 300/99 venne quindi istituita l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici (APAT) e, con il DPR 207/2002, vennero riorganizzati in seno alla predetta Agenzia i compiti di rilievo nazionale del Servizio Idrografico e Mareografico tra cui l’attività conoscitiva per la difesa del suolo e i compiti di preminente interesse nazionale relativi alla salvaguardia della Laguna di Venezia.
Con l’emanazione del Dlgs 152/2006, cosiddetto nuovo testo unico sull’ambiente, è stata abrogata la legge 183/89 sulla difesa del suolo e quindi l’attività conoscitiva venne demandata all’APAT poi rilevata da ISPRA (L.133/2008).
ISPRA inoltre, attraverso l'Area Maree e Lagune, svolge i compiti operativi di protezione civile già attribuiti ai Servizi Tecnici Nazionali dalla Legge 225/92, poi trasferiti all’APAT in virtù della Direttiva PCM 27/2/2004 che nella fattispecie li individua nel monitoraggio e nell’analisi di eventi e/o evoluzione di grandezze climatologiche ed ambientali, nonché dello stato del mare, utili anche alla modellistica previsionale nel tempo reale di eventi marittimi e costieri a scala locale, nonché alla sorveglianza del buon funzionamento delle reti ondametriche e mareali.


CENNI STORICI

Le origini delle rilevazioni mareografiche della Laguna di Venezia e in tutto l’alto Adriatico, si intrecciano con la storia delle grandi questioni idrauliche del distretto idrografico del Triveneto organicamente ridefinite quando lo Stato Italiano ricostituì, nel 1907, il Magistrato alle Acque come Autorità Idraulica preposta al buon governo delle acque nei bacini idrografici, nelle lagune e lungo i litorali dell’area Nord Orientale.
In relazione alla peculiarità di tali compiti, al Magistrato alle Acque venne demandata anche la funzione di provvedere alla raccolta sistematica delle osservazioni idrografiche e marine attraverso l’istituzione del primo Ufficio Idrografico.
Giovanni Pietro Magrini, studioso di idrografia e di oceanografia, primo Direttore dell’Ufficio Idrografico del Magistrato alle Acque, ebbe il merito di avere attribuito una grande importanza ai temi dell’idrografia marittima organizzando un Servizio Mareografico in seno alle attività dell’Ufficio Idrografico specificatamente orientato alle peculiari questioni riguardanti le lagune e litorali nord adriatici ed in particolare attribuendo i compiti di:
- provvedere alla raccolta sistematica e ininterrotta dei dati di marea lungo la costa nord adriatica e nelle lagune mediante stazioni mareografiche permanenti in relazione alle esigenze della navigazione e dei vari servizi tecnici dipendenti dall’Amministrazione dei Lavori Pubblici;
- provvedere a diverse ricerche di indole scientifica, anche mediante stazioni mareografiche temporanee, quali lo studio della propagazione dell'onda di marea lungo l’Adriatico superiore e all’interno delle lagune e delle foci fluviali;
- provvedere allo studio delle cosiddette ondulazioni secondarie e cioè le oscillazioni del livello del mare, sovrapposte a quelle primarie di natura astronomica, dovute a cause limitate nel tempo come le sesse o i sovralzi di origine meteorologica.
L’Ufficio Idrografico, all’atto della sua istituzione, trova condizioni favorevoli per il funzionamento del proprio Servizio Mareografico, acquisendo il patrimonio di dati e osservazioni mareografiche iniziate nella città di Venezia già nel 1872 per opera del Genio Civile e dell’Istituto Geografico Militare e, non ultime, le ricerche sperimentali sulla conservazione della laguna intraprese dall’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti guidate dallo stesso Magrini a partire dal 1905.
Alla fine del 1908, l’Ufficio Idrografico veneziano, insieme alle oltre 400 stazioni desinate all’attività di sistematica osservazione delle grandezze idrologiche territoriali (precipitazioni, parametri meteorologici, livelli e portate fluviali, livelli freatici), disponeva per il proprio Servizio Mareografico di 18 stazioni per il rilevamento della marea nella Laguna di Venezia e lungo il litorale Adriatico da Marano Lagunare alla Foce del Po.

Nel 1911, le stazioni mareografiche diventarono 23, e tra queste venne istituita, a San Nicolò del Lido, la stazione mareografica regolatrice della marea per la Laguna di Venezia il cui manufatto, tutt’ora esistente, fa parte delle 52 stazioni della RMLV. Con il passare degli anni e con l’acuirsi dei problemi di subsidenza del suolo veneziano, la funzione regolatrice della marea venne assunta, come lo è tuttora, dalla stazione mareografica di Punta della Salute in centro storico di Venezia, istituita nel 1923 lungo il canale della Giudecca.
Nei primi anni dell'istituzione dell’Ufficio Idrografico venne stipulata una convenzione con il Municipio di Venezia per il servizio mareografico della città con lo scopo di fornire le osservazioni e le previsioni della marea a beneficio dei servizi urbani tipici dei centri abitati lagunari.
Sulla base dell’impostazione metodologica originariamente stabilita dal Magrini e mantenuta dai sui successori, l’Ufficio Idrografico matura un’esperienza di grande valore comprovata dall’imponente mole di osservazioni idrografiche e mareografiche, nonchè dalle numerose attività di studio e di ricerca su tutti i temi dell’idrografia.


LE CARTOGRAFIE LAGUNARI

Tra i risultati di maggior rilievo sui temi dell’idrografia marittima, vanno ricordate in particolare le cartografie lagunari che riguardarono sia la Laguna di Venezia che quella di Marano Grado.
Per quanto riguarda la Laguna di Venezia, l’Ufficio Idrografico realizzò due edizioni della carta topo-batimetrica a scala al 1:5000.
La prima edizione, costituita da 134 sezioni, risale al 1934 e raccoglie i dati di rilevamento plano-altimetrico delle zone emergenti e sommerse eseguiti durante il periodo 1922-1931 (Pubblicazione n° 134 e 134 bis dell’Ufficio Idrografico del Magistrato alle Acque).
La seconda edizione della Carta Idrografica della Laguna di Venezia, costituita da 145 sezioni, venne pubblicata nei primi anni ’70 sotto gli auspici del “Comitato per lo studio dei provvedimenti a difesa della città di Venezia e a salvaguardia dei suoi caratteri ambientali e monumentali”, e raccoglie i dati di rilevamento plano-altimetrico delle zone emergenti e sommerse eseguiti durante il periodo 1968-69.
Per quanto riguarda le lagune di Marano-Grado, nel 1964 l’Ufficio Idrografico pubblicò la prima edizione della carta topo-batimetrica a scala al 1:10.000 composta da 17 sezioni che raccolgono rilievi topo batimetrici eseguiti in diverse fasi che vanno dal periodo 1938-40, al periodo 1952-62 (La laguna di Grado e le sue foci, pubblicazione n° 155 dell’Ufficio Idrografico del Magistrato alle Acque, Venezia 1965).


L’EVENTO ALLUVIONALE DEL 4 NOVEMBRE 1966

Un punto di svolta nelle vicende che riguardano Venezia e la sua laguna è rappresentato dall’evento alluvionale del 4 novembre 1966. Si trattò di un fenomeno di portata eccezionale per il nostro Paese che colpì con particolare violenza il Triveneto e la Toscana. Per quanto riguarda il Nord-Est, numerose furono le frane e i dissesti nella parte montana dei bacini ove si contarono circa 100 vittime. Le portate massime lungo i tratti di pianura dell’Adige, del Brenta, del Piave, del Livenza e del Tagliamento, stimate nell’ordine delle migliaia di m³/s, diedero luogo a numerose ed estese rotte degli argini con allagamenti che perdurarono svariate settimane provocando ingenti danni al tessuto economico e sociale in tutta la pianura vento-friulana. In prossimità della Laguna di Venezia, le rotte del Piave e del Brenta si svilupparono secondo dinamiche che tendevano ad rioccupare l’antico assetto dei tronchi terminali andando a lambire i confini dello specchio lagunare.
Il 4 novembre 1966 fu altresì caratterizzato da una violentissima mareggiata dell’Alto Adriatico che spazzò via lunghi tratti del litorale danneggiando porti e difese costiere. L’evento fu accompagnato da una eccezionale alta marea che, nel pomeriggio del 4 novembre, raggiunse a Venezia il livello massimo di 194 cm, mai registrato in precedenza. La città venne completamente sommersa. La sopravvivenza della laguna venne messa a dura prova dalla straordinaria forza del mare che, sostenuta da un’alta marea mai così elevata, si abbattè sui Murazzi del Lido, di Pellestrina e di Sottomarina. La forza delle onde, che al largo raggiunsero altezze significative di oltre 6 m, distrusse le dighe foranee alle bocche di porto e diede luogo a diffusi sfondamenti del cordone litoraneo. Le autorità furono obbligate ad evacuare gli abitanti dell’isola di Pellestrina e i veneziani temettero che il mare avesse “preso” la laguna.

L’evento del 1966, nella sua complessa dinamica, riportò drammaticamente in luce l’esigenza di difendere la laguna dall’azione aggressiva del mare evocando quindi i timori che i veneziani, sin dal tempo della Serenissima, riponevano nei riguardi delle mareggiate scatenate dall’Adriatico.
All’interno della laguna invece l’eccezionale alta marea ebbe caratteri assai differenziati nelle varie zone. Si è detto del livello storico di 194 cm ZMPS raggiunto a Venezia Punta Salute; ma nella parte settentrionale della laguna si registrarono valori anche superiori. Alla stazione mareografica di Pagliaga, in prossimità dell’aeroporto Marco Polo, venne registrato un valore massimo di 204 cm ZMPS causato dall’insaccamento prodotto dovuto al vento di scirocco, che spirando localmente da sud-est con intensità superiori ai 30-40 nodi, sospingeva l’acqua verso la parte settentrionale della laguna “svuotando” la parte meridionale. A Chioggia il livello massimo fu di 165 cm ZMPS, valore più basso di quasi 30 cm rispetto a Venezia, ma di entità tale da produrre l’allagamento di quasi tutto il tessuto urbano della cittadina lagunare.
L’evento del 4 novembre 1966 mise a nudo l’estrema fragilità del sistema lagunare. Le immagini di Venezia allagata suscitarono una straordinaria mobilitazione presso la maggiori associazioni culturali internazionali che diedero vita a svariate iniziative per raccogliere risorse da destinare alla difesa del patrimonio storico, artistico e monumentale della città lagunare.
Ma l’evento del 4 novembre 1966 aprì anche una stagione di accesi dibattiti animati soprattutto da chi vedeva nell’espansione del porto industriale, attuata tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, la causa principale di un degrado via via sempre più accentuato.
E’ in questo contesto che lo Stato italiano emanò la legge n° 171 del 16/4/1973, la prima legge speciale per Venezia. E’ anche questo un punto di svolta perché sulla logica di amministrazione del regime lagunare (legge 366/63) si innesta una logica di salvaguardia attraverso interventi di difesa dell’ambiente lagunare sostenuti economicamente dallo Stato ed eseguiti con il concorso della Regione Veneto e dei comuni, primo fra tutti quello di Venezia.


L’ATTIVITA’ MAREOGRAFICA DOPO IL 4 NOVEMBRE 1966

Nell’ambito degli studi e delle indagini intrapresi a seguito dell’emanazione della 1^ legge speciale per Venezia, l’Ufficio Idrografico del Magistrato alle Acque di Venezia realizzò nei primi anni ’70 il progetto di ampliamento della rete mareografica in Laguna di Venezia. Tale progetto portò a 40 il numero delle stazioni fisse della rete che insieme alle preesistenti 5 stazioni nella Laguna di Marano-Grado, alla stazione di Caorle lungo il litorale a nord della Laguna di Venezia e quella di Porto Caleri all’interno dell’omonima laguna a sud di Chioggia, diedero un rinnovato impulso alle attività mareografiche in relazione alle tematiche centrali su cui ruotava, e tutt’oggi ruota, il tema della salvaguardia di Venezia e della sua laguna: difesa dalle mareggiate e dalle acque alte, inversione dei processi di degrado morfologico del bacino lagunare, difesa dall’inquinamento della acque lagunari, sostenibilità delle attività antropiche (navigazione, pesca, portualità, ecc.) rispetto alle esigenze di tutela del delicato equilibrio ambientale della laguna.
Un aspetto di particolare rilievo assunto dall’attività mareografica dopo l’evento del 4 novembre 1966 fu quello relativo alla segnalazione e preannuncio degli eventi di acqua alta (storm surges) ragion per cui, assieme all’impegno per la messa a punto di modelli di calcolo per la previsione a breve termine (24-36 ore), prese corpo l’esigenza di poter accentrare presso l’Ufficio Idrografico il trasferimento tempestivo dei dati di marea registrati presso le stazioni di maggior interesse (Venezia-Punta della Salute, Lido Diga Sud, Piattaforma CNR, ecc.). Fu così che, nei primi anni ’80, venne istituita la prime rete mareografica con trasferimento in tempo reale dei dati osservati, mediante collegamenti in ponte radio tra la centrale installata presso la sede dell’Ufficio Idrografico e le predette stazioni.


L’ATTIVITA’ MAREOGRAFICA PER LE LAGUNE E I LITORALI NORD ADRIATICI NEL SISTEMA DEI SERVIZI TECNICI NAZIONALI E POI NELL’APAT

Il 18 maggio 1989, con l’entrata in vigore della ricordata legge n.183 sulla difesa del suolo, e quindi con la riorganizzazione delle attività dell’Ufficio Idrografico del Magistrato alle Acque in seno al sistema dei Servizi Tecnici Nazionali, le attività mareografiche per la Laguna di Venezia e per l’Alto Adriatico vengono ridefinite nel contesto generale delle problematiche relative alla difesa dalle inondazioni, alla stabilità dei litorali e alla conservazione delle lagune, allo studio delle climatologia marittima, alla tutela delle acque di transizione, ecc. (Piani di bacino, PAI, ecc.) ed affidate all’Ufficio Compartimentale di Venezia del Servizio Idrografico e Mareografico.
E’ in questa fase che viene dato un impulso significativo all’ammodernamento tecnologico degli apparati di rilevamento e alla riorganizzazione delle rete di osservazione con trasferimento in tempo reale dei dati da quasi tutte le stazioni, sia per i parametri idrologici che per quelli mareografici.
Viene inoltre implementato presso il Servizio Idrografico e Mareografico il sistema integrato di previsione dello stato del mare in Mediterraneo e di previsione di storm surges nell’Alto Adriatico denominato POSEIDON (Previsional Operational System for the mEditerranean basIn and the Defence of the lagOon of VeNice) che comprende (www.isprambiente.it/pre_mare):
- un modello meteo ad area limitata (BOLAM) per il calcolo di campi di vento e di pressione ad alta risoluzione da utilizzare come input per;
- un modello di simulazione di moto ondoso (WAM)
- un modello bidimensionale per la simulazione della propagazione della marea in Adriatico (POM).
Parallelamente, presso l’Ufficio Compartimentale di Venezia, venne implementato un modello idrodinamico semplificato, di impiego speditivo, basato sulla utilizzazione di un campione di dati opportunamente selezionato dai campi di previsione di vento e di pressione in Adriatico divulgati del Centro Europeo di Reading (ECMWF) per la previsione a breve termine (12-24 ore) dela alte maree eccezionali.
Tra le attività di studio di maggior rilievo per la Laguna di Venezia attuate, in questa fase, dall’Ufficio Compartimentale di Venezia vi è il progetto 1996 per la redazione della Carta Idrografica della Laguna, Edizione III, Anno 2000 che prevedeva una nuova campagna di rilievi topografici e batimetrici e l’allestimento di 161 sezioni a scala 1:5.000. Ciò in relazione all’esigenza di aggiornare le conoscenze sull’ambiente lagunare a seguito delle importanti modificazioni, anche di natura antropica, dovute alla erosione dei bassi fondali, all’accresciuta azione erosiva delle maree (scavo di canali portuali), all’eustatismo e ai fenomeni di subsidenza diffusa in tutto il bacino. Tutti aspetti che assumono un rilievo molto significativo nelle modificazioni del regime idrodinamico della laguna e quindi con riflessi assai incisivi nei riguardi della pianificazione degli interventi per la conservazione dell’ambiente lagunare. Tale progetto purtroppo non venne finanziato e la nuova edizione della carta della laguna venne eseguita, con altri criteri, dal Magistrato alle Acque.
A seguito della soppressione dei Servizi Tecnici Nazionali (Dlgs 112 del 31 marzo 1998), le attività mareografiche dell’Ufficio Compartimentale di Venezia vennero in trasferite all’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici (APAT) e riorganizzati, attraverso il Servizio Laguna di Venezia, in seno al Dipartimento Tutela Acque Interne e Marine. Restò quindi affidato al Servizio Laguna di Venezia riorganizzare in seno all’APAT l’attività mareografica per le lagune e i litorali nord adriatici attraverso 52 stazioni meteo-mareografiche distribuite all'interno dei bacini lagunari e lungo il litorale attrezzando ogni postazione con apparecchiature di tipo elettromeccanico/elettronico secondo gli standard fissati dagli organismi internazionali (WMO IOC). Delle predette 52 stazioni, 25 furono attrezzate per la trasmissione in tempo reale dai dati (con aggiornamenti calibrati ogni 10 minuti). Il sistema delle centrali, delle stazioni di osservazione e dei collegamenti in ponte radio venne quindi a costituire una rete mareografica in telemisura, strumento essenziale per le attività di osservazione, segnalazione e previsione degli eventi meteo-mareografici nella lagune e nell'arco costiero Nord-Adriatico.
Oltre alle osservazioni sui livelli di marea, alcune stazioni significative della rete vennero dotate anche di strumentazione per il rilevamento di altri parametri quali direzione e velocità del vento, precipitazione, temperatura dell'aria, radiazione solare, umidità relativa all’interno della Laguna di Venezia, pressione atmosferica ed il moto ondoso in alcuni canali lagunari.
La stazione mareografica di Punta della Salute venne inoltre dotata di un ricevitore fisso GPS per le misurazioni in continuo degli spostamenti verticali del locale zero mareografico che, come è noto, rappresenta il livello di riferimento per la misura della maree in tutta la laguna.
Le centrali della rete mareografica mantennero inoltre la funzione di scambiare dati in tempo reale con i Centri Operativi di Protezione Civile delle Regioni Veneto e Friuli V.G. concorrendo quindi a completare il quadro del monitoraggio idrologico in tempo reale in tutta l'area idrografica triveneta.
I dati della rete continuarono ad essere quotidianamente utilizzati, come tuttora, per le attività proprie del Servizio Laguna di Venezia quali la redazione e la divulgazione del Bollettino Giornaliero della Marea, la segnalazione e previsione delle alte maree eccezionali, l’analisi e l’elaborazione dei dati anche con riferimento agli eventi estremi, ecc. La rete mareografica, che è la più estesa nell’area lagunare, continuò inoltre ad essere la fonte di riferimento per le informazioni di base utilizzate per lo studio di importanti questioni tecnico-scientifiche come ad esempio le variazioni del livello del mare, la difesa di Venezia dalle alte maree, ecc.

Tra le attività di studio sviluppate dal Servizio Laguna di Venezia in seno all’APAT vanno ricordate:
• il Progetto per la misura del “Trasporto solido laguna-mare” eseguito in collaborazione con CO.RI.LA., CNR-ISMAR di Venezia, OGS di Trieste, Southampton Oceanography Centre (UK), Comune di Venezia, attraverso il quale è stata messa a punto una metodologia basata sull’impiego di Profilatori acustici tipo ADCP (Acoustic Doppler Current Profiler) per la misura degli scambi idrici e di sedimento alle bocche di porto della Laguna di Venezia (sezione ricerche).
• il progetto sperimentale di ricerca “Afflusso di Acque Sotterranee nella Laguna di Venezia”, condotto in collaborazione con il CNR-ISMAR di Venezia, il Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, il Marine Sciences Research Center, Stony Brook University, New York (USA), l’Institut de Ciència i Tecnologia Ambientals, Universitat Autònoma de Barcelona (E), il Woods Hole Oceanographic Institution, Woods Hole Massachusset (USA). Il progetto, orientato a determinare elementi sperimentali utili per la valutazione degli apporti di acque sotterranee nell’ambito del bacino lagunare (Submarine Groundwater Discharge – SGD), ha avuto la finalità di valutare l’influenza del deflusso ipogeo nei meccanismi di trasporto di contaminanti. La proposta si è evidenziata per l’alto contenuto innovativo legato all’impiego degli isotopi del radon (Ra) presenti in natura quali traccianti per misurare il trasporto di acqua sotterranea nell’ambiente marino costiero ed ha suscitato notevole interesse in occasione della presentazione dei risultati nell’ambito di numerosi convegni di livello internazionale (sezione ricerche).
• la partecipazione ad una convenzione di ricerca stipulata tra Autorità di bacino per i Fiumi Veneti e il CNR-ISMAR di Venezia, avente per oggetto l’indagine sull’assetto morfologico dei tratti di costa di competenza della medesima Autorità; l’indagine distinta in quattro fasi comprendeva (1) la caratterizzazione del clima meteo-marino costiero, (2) la ricostruzione della dinamica di circolazione costiera e dei processi di trasporto, (3) un’indagine morfologica di tratti della linea di costa sulla base di foto-interpretazione e l’estrazione di informazioni sui pennacchi dei fiumi di competenza dell’Autorità di Bacino, (4) alcune campagne per la misura di trasporto solido alle foci del Piave e del Tagliamento sperimentando la metodologia basata sull’impiego di profilatori acustici ad effetto Doppler (ADCP) in analogia al caso delle bocche di porto della Laguna di Venezia (sezione ricerche).


LE ATTIVITA’ DELL'UFFICIO ISPRA DI VENEZIA

Dal 6 agosto 2008, il Servizio Laguna di Venezia ha cominciato ad operare in seno all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) avendo quest’ultimo rilevato le funzioni dell’Agenzia per la Protezione e per i Servizi Tecnici Nazionali (APAT) e quindi anche i compiti del Dipartimento Tutela Acque Interne e Marine. Dal 2017, a seguito di una profonda ristruttrazione in ISPRA, compiti ed attività del Servizio Laguna di Venezia sono confluiti nell'Area Maree e Lagune del Centro Nazionale per la caratterizzazione ambientale e la protezione della fascia costiera, la climatologia marina e l'oceanografia operativa.
Durante quest'ultimo decennio sono stati attuati tutta una serie di interventi di espansione ed ammodernamento della RMLV attraverso il progressivo abbandono della residua strumentazione meccanica ancora presente in qualche stazione con la sostituzione di strumentazione elettronica e trasmissione in tempo differito del dato via GSM (una chiamata ogni 24 ore).
La RMLV è stata inoltre integrata con due nuovi apparati CGPS installati alla fine del 2008 presso le stazioni di Grado e di Lido Diga Sud. I dati GPS vengono controllati, analizzati ed elaborati dal Dipartimento di Fisica dell’Università di Bologna con il quale è stata stipulata apposita convenzione a partire dal 2005.
Una ulteriore convenzione stipulata nel settembre 2010 con l’Autorità di Bacino Regionale del Friuli Venezia Giulia ha consentito ampliare e condividere l’attività di monitoraggio mareografico nella Laguna di Marano-Grado grazie alla istituzione di nuove stazioni integrate nella RMLV con trasmissione dei dati in tempo differito.
Sono inoltre state completate le operazioni di recupero e validazione dati relativi ad annate precedenti alimentando l’apposito data-base web-marea. Attraverso il portale www.venezia.isprambiente.it oggi è possibile accedere e scaricare liberamente i dati validati di tutte le stazioni della RMLV, mentre per la storica stazione mareofrafica del centro storico di Venezia, Punta della Salute, è possibile scaricare i dati validati a partire dal 1924.
A partire dal 2008 il Servizio Laguna di Venezia ha messo a punto un sistema di previsione a breve termine dalla marea reale basato sull'approccio statistico (ISPRA_STAT2008) che mira a sfruttare le potenzialità del sistema italiano di rilevamento in tempo reale dei parametri meteo marini rappresentato della Rete Mareografica della Laguna di Venezia e dell'alto Adriatico (RMLV) e dalla Rete Mareografica Nazionale (RMN). La procedura previsionale è stata implementata per 7 località del Nord Adriatico ove sono presenti stazioni mareografiche in tempo reale che fanno capo alla (RMLV).
I test di affidabilità eseguiti sulle previsioni fornite da ISPRA-STAT2008 sono risultati nel complesso incoraggianti e soddisfacenti tanto da rendere utile ed opportuna la divulgazione, tramite questo portale, delle previsioni della marea reale a 3 giorni generate dal modello per le stazioni di Venezia-Punta Salute, Lido Diga Sud, Burano, Chioggia Vigo, Grado, Porto Caleri e Piattaforma CNR (sezione modellistica). Le previsioni vengono aggiornate automaticamente ogni tre ore e sono espresse in ora locale. I livelli della marea reale sono riferiti allo Zero Mareografico di Punta della Salute.
Tra le attività di studio promosse nel corso degli ultimi anni vanno segnalate:
- la convenzione con il CNR-ISMAR di Venezia per la messa a punto di un sistema operativo, basato su tecniche di assimilazione dati in tempo reale, per la previsione della marea reale presso le stazioni di osservazione di Venezia-Punta Salute, Lido Diga Sud, Burano, Chioggia Vigo, Grado, Porto Caleri e Piattaforma CNR adottate come stazioni di riferimento della RMLV per la valutazione del rischio di inondazione dovuto allo stato del mare nell’area Nord-adriatica;
- la convenzione con il Consorzio Venezia Ricerche avente per oggetto l’approfondimento delle conoscenze nel campo della variabilità climatica, l’analisi di serie storiche di dati ambientali relativamente alla zona costiera e agli ecosistemi lagunari dell’alto Adriatico allo scopo di mettere a punto adeguate procedure di valutazione del rischio derivante dagli impatti indotti dai possibili cambiamenti climatici nelle aree costiere Nord adriatiche mediante apposito DSS.


 


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